Parlare dei propri genitori in terapia serve?
- Psicoterapeute Milano
- 7 apr
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Spesso in un percorso di psicoterapia viene portato come tema il rapporto con i propri genitori, o, se anche questo non succede, ci si ritrova a parlarne. Ma come mai? La relazione con i propri genitori è la prima relazione che ci troviamo ad instaurare e, volendo o no, loro sono il primo modello a cui siamo esposti. Questo ha un impatto enorme sulla nostra traiettoria di sviluppo, e sulla formazione della nostra identità e autostima. Proprio per questo in un percorso di terapia può essere utile rivedere insieme la relazione che c’è e che si è instaurata nei primi anni di vita tra noi e i nostri genitori, per comprenderci meglio e rileggere noi stessi e loro da una prospettiva nuova.
La visione che abbiamo dei nostri genitori cambia molto durante la crescita: durante l’infanzia siamo portati ad idealizzarli, a vederli come figure onnipotenti, capaci di soddisfare ogni bisogno e di dare sicurezza. Questa visione è fisiologica e fa parte del processo di crescita, ma può capitare che persista anche quando diventiamo adulti, creando dissonanza tra l'immagine dei genitori che abbiamo e la realtà.
Con la crescita infatti i genitori iniziano ad apparirci come persone al di là del loro ruolo genitoriale, con le loro fragilità, i loro difetti, le loro vulnerabilità e i loro limiti. Questo processo di “disillusione” può portare a sentimenti di rabbia, frustrazione e dolore. Tuttavia, è anche il momento in cui ci si confronta con la necessità di separarsi emotivamente da loro per sviluppare la propria identità e indipendenza. Questo processo non è sempre lineare, a volte può essere difficile prendere dai propri genitori quella distanza che permette di costruire un’identità personale e di uscire dall’immagine idealizzata che si ha di loro. La terapia permette di lavorare proprio su questo, in primo luogo riconoscendo e legittimandosi di provare emozioni anche contrastanti verso i propri genitori. Sentimenti come delusione e rabbia sono tanto legittimi quanto l’amore che si prova per loro, e il terapeuta aiuta il paziente a vedere queste emozioni in circolo senza giudicarle ma a comprendere la loro origine e il significato che hanno.
Questo processo va di pari passo con l’analisi dell’immagine che il paziente aveva e ha dei propri genitori: qualora sia presente un’immagine idealizzata di loro il lavoro psicoterapeutico va nella direzione di scomporre questa immagine e de-costruire l’idea perfetta dei genitori, per vedere la loro umanità, i loro limiti e i loro errori, senza sentirsi traditi o delusi. Si tratta di un processo che permette di accettare i propri genitori come esseri umani, piuttosto che come figure infallibili.
La psicoterapia aiuta poi anche a rinegoziare confini emotivi, a stabilire una nuova relazione emotiva con i propri genitori, che non sia basata su aspettative irrealistiche, ma su un riconoscimento dei propri bisogni. Guarire le ferite legate alla relazione genitoriale permette anche di costruire un’immagine di sè più completa e libera, accettando, perdonando e provando compassione per se stessi e per loro.Il terapeuta è parte attiva di questo viaggio, accompagna il paziente in questo processo di scoperta, analisi, decostruzione e ricostruzione in un contesto sicuro e accogliente, dove il paziente si può concedere di rivedere la propria storia di vita con una prospettiva e un’emotività nuova.
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